Il cappellificio è uno dei settori produttivi meno considerati dagli studiosi, probabilmente perchè come attività industriale è scomparso o meglio si è ridimensionato e trasferito in aree lontane dall’Europa. Tuttavia la sua vicenda merita di essere rievocata per diversi motivi: la ricchezza e la varietà delle personalità protagoniste, la rapidità e la particolarità della trasformazione in industria meccanizzata della manifattura tradizionale, il forte orientamento esportatore manifestatosi fin dalle prime fasi, la capacità di vincere la concorrenza di paesi dotati di una tradizione più consolidata, il mantenimento del primato internazionale fino a che le condizioni dei mercati e le tendenze del consumo lo permisero.
D’altro canto l’originalità delle soluzioni solidaristiche e delle strategie rivendicative elaborate nell’ambito dell’associazionismo di mestiere dell’Ottocento, le realizzazioni contrattuali ed i progetti organizzativi, il ruolo di guida esercitato nell’ambito del sindacalismo riformista del primo Novecento da Ettore Reina, rappresentano il versante operaio di una storia fino ad oggi poco studiata ed ancor meno interpretata.